Questa non è una canzone

Ti va di uscire a cena? Per un caffè, ti offro da bere per stare con te 
Che bello il tuo sorriso ti canto una poesia hai voglia di un massaggio, no aspetta.. Non andare via

Un giorno dopo l’altro visualizziamo ciò che c’è; se non ci son messaggi ha vinto la sincerità: sono stata bene ma la prossima non ci sarà.
Dammi una settimana e ti dirò, ciò che vedo ciò che sento e tutto quel che saprò

di me , di te. 

A te che neanche una sera volevo dare, 

maledetto quel tuo inusuale

Modo di non essere te stesso che ci ha trascinato nel tuo sogno

in cui io finivo a piangere e tu mi abbracciavi.

Strano modo di conoscersi, nei sogni… Che solo tu potevi inventare.

Dalla tua immaginazione 

che si è fermata lì e che poi ha lasciato fare alla vita per la sua realizzazione.

Ma questa non è una canzone.

Invece quello sì, quello era un sogno, che hai fatto tu ma è diventato il mio.

Che poi è una settimana da mesi, che durano come sogni appesi.

Durano come notti e io non dormo mai, e io non dormo più, ancora.
Io ancora mi ricordo la svogliatezza del vestirmi per il nostro primo appuntamento, che poi i primi appuntamenti più belli sono quelli inaspettati. Quelli in cui mi metto il rossetto davanti a te, all’ultimo momento, come se fosse la mia decisione che non ci baceremo mai.

Che poi salire sulla tua macchina fa un effetto strano 

e mi chiedo se il cielo da qui dentro l’han visto tante in vano.

Ma non mi interessa dopotutto, perchè non ci risalirò, pensavo.

E poi quel tuo braccio imbarazzato attorno al mio collo, che io ho le labbra che sanno di gelato all’arancia e cioccolato

come me e te, e vorrei un bicchier d’acqua.
Vuoi un cicles? O cicca o gomma o come la chiamate voi nel vostro angolo di mondo… 

E mi piace quel tuo modo di pronunciare le parole, come il mio nome e il tuo, ad esempio.
È ora di andare, qualcuno ci aspetta. Nella pace del buio si accende la brace del tuo bacio così intenso

Rivediamoci qui tra una settimana, non sarò in ritardo promesso,

Intanto, però, ti penso.