Atto di Fede 

Oggi- uno, due , tre forse quattro anni fa- non era un giorno particolare … era un bel giorno , ma non era niente di particolare..C’erano i sorrisi di sempre, qualche volto che non rivedo più, forse più persone a questo tavolo…neanche una sedia era vuota , anzi non bastavano per far sedere tutti … sembravano istanti perfetti , e lo sono nella mia memoria … nella mia memoria. Qui , dove conservo tutto ciò che mi piacerebbe rivivere. Ma sbaglio sempre con i “mi piacerebbe”.
È difficile pensarsi senza un qualcosa che fino a pochi pensieri fa ignoravamo ma che ora è parte di noi e ci fa stare bene. Non sto parlando dei ricordi. Sto parlando delle ultime tavolate in cui mi sono accorta che purtroppo non sono solo i soliti sorrisi che rendono perfetta questa giornata. 
Oggi quindi è un giorno speciale ma è difficile convivere con tutti questi turbini che mi smuovono dentro mentre tutto il resto intorno mi dice di aspettare … è molto difficile e forse non sono in grado di farlo…

 

La mia Fede ad esempio… questa sconosciuta che ho perso di vista e che è saltata fuori dopo anni come una fotografia di quelle che ti fanno sorridere e non te ne accorgi. Questa sconosciuta che quasi dal nulla, quando meno me lo sarei immaginata, si è fatta sentire ma che io non capisco ancora bene fino in fondo.. 

Io non so aspettare che le cose accadano, ma non perché non ho pazienza , ma perché ho bisogno di vivere ogni singolo istante di bellezza , sentirmi relazionata a qualcosa che è più grande di me , come i soliti sorrisi, i fiori profumati , i tramonti imprecisi.

Forse è questa la Fede, e non c’è bisogno di aspettarla, ma di viverla.

Mi sento di dire che oggi non è un giorno particolare , ma per motivi diversi da sempre. Il fatto è che per me la Pasqua non è un giorno.. per me la Pasqua è l’urlo dell’amore dopo il silenzio della morte.. la Pasqua è la Fede che sto vivendo ultimamente verso la gioia , verso l’amore, verso la vita .. e ritornare a credere in qualcosa che avevo perso è il dono di resurrezione più bello che potessi avere. 
“Tu che cosa vedi 

Tu che cosa vedi 

C’è ancora un’orizzonte lì con te?

Vivere è un atto di Fede

Mica un complimento 

Questo è il mio atto di Fede

questo è il tuo momento ”

Memo

“Sai a chi penso quando sento la parola amore? Alla persona che mi ha fatto più male di chiunque altro.”
È così che iniziò a chiedersi il senso del desiderio. Tra le sedie colorate e le tessere del caffè che aveva tra le mani, mai ferme, sempre a giocare . Qualcuno le aveva rivelato l’ anti formula dell’amore eterno , quella che disincanta le masse di bambine che si immaginano il principe azzurro. Lei, che non sapeva bene che cosa fosse il principe azzurro, non essendo cresciuta con i cartoni ne con la falsa speranza che le storie fantastiche si potessero realizzare. Ma nonostante questo, anche lei aveva bisogno di sentirselo dire… perché ancora un volta la mente la tradiva ; è come se la mente avesse cancellato dalla sua memoria anche questo ricordo brutto dell’amore . Ancora una volta, sempre.

Già perché si ritrovava sempre da capo , a fare i conti con persone che la capivano sempre meno. È come se avesse nuovamente eliminato quella nota in bella vista: L’AMORE FA MALE a cui dava un occhiata quando si accorgeva di tutti quei viaggi, sorrisi, baci , sprecati per sempre…
È come se ogni volta non solo non imparasse qualcosa di nuovo dalle storie andate male , ma addirittura disconoscesse sempre di più la verità più recondita in ogni animo umano. Che l’amore fa male. Che c’è quell’elemento di rabbia, dolore, attesa che tiene acceso il desiderio in una relazione e che spinge chiunque oltre i propri limiti . E verso cui ognuno , per natura , si sente attratto. 

E l’amore come lo intendeva lei , cioè quello vero con la A maiuscola, non può essere fatto di panna, zucchero e scarpette di cristallo. Tantomeno di principi azzurri. L’amore delle favole è innaturale. 

Lei si chiedeva perché non avesse potuto accontentarsi . Forse perché il significato primario dell’amore era già in lei : l’importanza di non annullarsi per nessuna ragione e di sognare qualcosa di grande partire da sè stessa. 

E così, con il ciocco della tazzina (da caffè )sul piattino, si voltò sui suoi passi

sempre incerti 

ma non più soli.

Grazie Laura.